MONUMENTO A THEO VAN DOESBURG. 2011-2018
Museo Del Marmo, Carrara
American Academy, Roma
Manifesta 12, Palermo
‘‘Il costruttore scoprirà il rapporto di energie contrastanti, dissonanti e complementari e le organizzerà al fine di raggiungere una nuova visione unitaria’’
Nato da una ricerca storica di Stefano Canto a partire da un’architettura esemplare del periodo fascista, il progetto Monumento a Theo van Doesburg si è sviluppato in collaborazione con il critico e curatore Mike Watson. Nell’ottica di una ricerca sui temi dello spazio, del tempo e della rappresentazione modernista, il progetto vuole essere un’occasione per riflettere sulle possibilità critiche offerte dall’architettura nella sua materialità.
Dopo aver esposto lavori legati a fasi preliminari di ricerca sul progetto, nel 2016 l’artista si ripropone di presentare a Roma una copia a grandezza naturale dell’obelisco di Mussolini, scomposto nei suoi singoli elementi.
‘‘A Roma, tra i numerosi obelischi, se ne distingue in particolare uno. Si tratta di uno dei due obelischi moderni della città (il secondo è l’obelisco di Marconi all’EUR); tutti gli altri risalgono ai tempi dell’antico Egitto o dell’antica Roma, ad esclusione di due copie del diciannovesimo secolo conservate a Villa Torlonia.
L’obelisco in questione, dedicato al Duce e progettato da Costantino Costantini nel 1929, fu inaugurato di fronte al Foro Italico nel 1932. Raffigurante non più gli antichi geroglifici dei monoliti egiziani ma le semplici iscrizioni Mussolini - sulla colonna - e Dux - sulla base -, rappresentava un inequivocabile omaggio al potere assoluto conferito al leader del Fascismo italiano.
Scomponendo l’Obelisco di Mussolini e mostrandone le pure componenti, Monumento a Theo van Doesburg (2015) invita a riconsiderare l’estetica modernista isolata dalle connotazioni politiche e riportata ad una riflessione sulla frammentazione del tempo e dello spazio, in linea con la ricerca del movimento del De Stijl che notevolmente influenzò l’architettura del periodo fascista.
Il progetto è la testimonianza della profondità della ricerca artistica di Stefano Canto che si propone di riconsiderare un periodo della storia dell’arte italiana spesso respinta per le sue connessioni con il regime fascista e che sembra così poter recuperare il suo vero valore al di fuori delle tradizionali associazioni politiche. Sembra sia giunto il momento di contestualizzare il primo modernismo italiano in un quadro storico più ampio.’’
Mike Watson, 2014